Appunti sul Matrimonio

Un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: «Maestro, che devo fare di buono per avere la vita eterna?» Gesù gli rispose: «Perché m’interroghi intorno a ciò che è buono? Uno solo è il buono. Ma se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». «Quali?» gli chiese. E Gesù rispose: «Questi: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso. Onora tuo padre e tua madre, e ama il tuo prossimo come te stesso». E il giovane a lui: «Tutte queste cose le ho osservate; che mi manca ancora?» Gesù gli disse: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi». Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni.

Ieri ho ascoltato per l’ennesima volta il racconto del giovane ricco (Mt 19, 16-22), che conoscerete, ma che ho riportato qui sopra perché non mi fido troppo di quello che millantate di sapere.

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Guarda che non sono io

Ti sarà capitato di incrociare qualcuno un giorno, per un tratto lungo mesi o lungo un istante, forse uno sconosciuto o forse famoso. Uno che credevi non esistesse o un cantante magari, sulle cui canzoni hai riso o pianto molte volte. Lo guardi e capisci che c’è ancora tempo, che tutto potrebbe essere diverso, se lui avesse oggi un po’ più di spazio per te, se ti dedicasse una canzone o ti sfiorasse una mano. Se gli andasse di cambiare la sua vita per fare spazio alla tua.

Sei ancora bella come può esserlo soltanto chi pensa di aver trovato ciò che gli mancava ed è perciò con dolore che a un certo punto non potrà far altro che dirti, se avrà rispetto per sé: “Guarda che non sono io. Anche io cerco qualcuno, come lo cerchi tu, che sia disposto a chiamarmi con il nome che ho. Non sono “il tuo sogno”, non sono “i miei pensieri”, “il mio corpo”, “le mie canzoni”: sono soltanto io. E un giorno anche tu lo capirai, se dovessimo iniziare a frequentarci, che sono soltanto io e non sono in grado di bastare a nessuno. Lo capirai e il modo con cui mi guarderai da quel giorno cambierà. Quel giorno io vorrei esserti lontano, perché ricorderò il modo con cui mi stai guardando adesso. Vorrei che la smettessi subito di guardarmi così, se hai voglia di starmi vicino. Rimani pure, se ti va, ma quello che cerchi non sono io”.

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Scegli di sorridere

Uno spazio di cronaca questo blog se la merita.

E’ giusto che sappiate che da qualche tempo ho cominciato a praticare la passeggiata chiacchierata. Non è proprio uno sport olimpico – anche se nessuno ti vieterebbe di praticarlo vestito come Usain Bolt, se proprio lo volessi (ho un amico che si è comprato i guanti per sollevare il bilanciere al primo giorno di palestra, per dire che tutto è possibile) – ma camminare a passo sostenuto chiacchierando è divertente, devo ammetterlo. Certo non è che sempre si riescano a trovare argomenti stimolanti, ma a volte invece …

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Hans Burgart-Hoffmann

Hans Burgart-Hoffmann non esiste, almeno spero. È un universale. È uno di quelli passano il tempo ad annotare l’Antigone, o il De rerum natura, o il Satyricon, o l’Odissea. Opere che tu non ci pensi minimamente a leggere senza avere Hans accanto, oramai: ha un nome così complicato e imponente che non puoi fare a meno di pensare che abbia da dire su quello che stai leggendo qualcosa di più intelligente di quello che mai potresti dire tu.

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5 maggio

Sull’Austria: “Toujours en retard: d’une année, d’une armée et d’une idée

La nonna stava sempre a letto, oramai. Aveva più di 90 anni e faceva discorsi che non capivo, non come chi fosse senza ragione, ma come chi avesse ragioni diverse dalle mie. Non sempre mi chiamava con il mio nome, quando le passavo accanto, però mi chiamava. Le passavo accanto spesso: il suo letto era nel soggiorno di casa nostra, che poi era la sua. Alcune cose però del suo passato non riusciva a dimenticarle, come le poesie che aveva studiato da ragazza. Io lo sapevo e da qualche tempo parlavamo così, noi due: non potendo chiacchierare riguardo alle nostre vite, oramai irrimediabilmente distanti, recitavamo versi. Iniziavo sempre io e lei continuava. La mia preferita era il 5 maggio e anche la sua, almeno a giudicare dal riflesso con cui dava immediato seguito al mio “Ei fu” che le urlavo o le sussurravo – in base al mio umore – passandole accanto. “Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore, orba di tanto spiro …”, la recitava tutta e noi passavamo un po’ di tempo assieme, chiacchierando di Napoleone con parole prese in prestito da altri.

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Inadeguati

Un frammento di qualcosa che sto leggendo in questi giorni.


L’inadeguatezza della conoscenza umana è attestata dal fatto che non solo noi abbiamo concetti universali, ma che tutti i nostri concetti sono universali, mentre ciò che esiste è sempre singolare. E la conoscenza che l’intelletto ha del singolare è sempre indiretta, precaria, mai definitiva.

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Logica (minor)

Premessa: sto leggendo un po’ di “logica minor” (sono fatto così). E’ una scienza che ha come ambito l’analisi di alcune frasi che pronunciamo ogni giorno, in particolare di quelle in cui affermiamo o neghiamo qualcosa. Non è interessata a frasi del tipo “speriamo di non bruciare l’arrosto”, frase con la quale non affermiamo né neghiamo nulla e che quindi non può essere giudicata come vera o falsa. Se invece diciamo cose tipo “l’Inter ha ormai vinto lo scudetto”, la frase ha un (misterioso) interesse per la logica (nonostante si parli di Inter). Queste frasi la logica le chiama “enunciati” o “proposizioni”.

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Azzurro

Qual è la mia canzone preferita? Non lo so, dipende dal momento. Una italiana, certo. Per me è importante seguire con i pensieri un parlato e la musica mi aiuta a far caso alle parole che ascolto, regalando loro un tono e un contesto emotivo. La canzone poi è breve e non ha tempo di spiegare molto, neanche se volesse: deve scegliere dettagli, riempiendoli di colori.

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