Ironia

AltanMi sforzo di parlare sempre senza ironia. So bene che l’ironia non ha mai toccato il cuore di nessuno.

Non so cosa esattamente Bernanos intendesse con la parola “ironia” e, d’altra parte, non ho mai desiderato di toccare il cuore di nessuno. Tutte le volte che qualcuno s’è sentito il cuore “toccato” da me – a mia insaputa – non è finita bene. C’è sempre un tono esagerato in certe frasi che si dicono, pure in “ti amo”: spesso nascondono un vizio.

Ogni tanto ripenso a quante persone ho detto “ti amo”. Poche, fortunatamente. Ci sono parole che impegnano e dalle quali non ti puoi ritirare come faresti dopo aver detto “ciao”. A tante persone ho detto “ciao” e non mi sono mai pentito di averlo fatto.

Ma come fai a difenderti da chi se ne va in giro a toccare cuori, se non usi l’ironia? Bisogna trovare il modo di fargli sapere che nessuno può toccare un cuore e poi fuggire via come se ti avesse toccato il culo sull’autobus.

Mia madre racconta sempre di un tale che piangeva disperato davanti al corpo della moglie defunta e accompagnava le sue lacrime con frasi ardenti: “Voglio morire anch’io, con te!”. Però era inverno e la casa era piena di spifferi per cui, continuando a singhiozzare, aggiungeva, rivolgendosi al nipote: “Chiudi quella finestra, che sennò finisce che mi prendo la polmonite!”. Come si fa, davanti a tutto questo, a non sussurrare “Certo la amava tanto” al vicino sconosciuto, bardato a lutto, sperando che capisca e che, col suo sorriso, porti finalmente il minimo di serietà che io vorrei se il funerale a cui sto partecipando fosse il mio?

Bisogna dire che non sempre il vicino sorride, purtroppo. Perché non capisce l’ironia (e questa è sbadataggine) o perché non si ride a un funerale (e questo invece è un guaio).

Nessuna ironia vuole toccare il cuore, nessuna ironia vuole far ridere: è tutto molto serio, perché il punto è rendere possibile che ci si parli davvero, facendo caso a tutto e rendendo tutto sopportabilmente vero. Che chi vuole restare resti. Che chi vuole andare vada. Che chi vuole piangere pianga e chi vuole ridere rida. Che chi vuol toccare il cuore capisca cosa vuol fare. E’ una verità piccola quella che l’ironia insegue, che poi forse rimane e ti torna su dopo qualche tempo, magari al prossimo funerale a cui andrai, e ti aiuta a capire se stai recitando una parte, per chi e a quale scopo.

Mentre spiegavo a mia figlia, che sta leggendo don Chisciotte, la differenza tra ironia e sarcasmo, mi son ricordato di Italo Calvino e ho pensato al fatto che l’ironia alleggerisce la vita (mentre il sarcasmo la riempie di amarezza) badando che la vita stessa rimanga una cosa seria. Riporto una sua esortazione:

Prendete la vita con leggerezza. Che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore. […] La leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso. Paul Valéry ha detto “Si deve essere leggeri come l’uccello che vola, e non come la piuma”.

 

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